IRPEF riforma a tre aliquote: è legge su acconti 2025
Gli acconti di IRPEF e addizionali 2025 allineati alle tre nuove aliquote post-riforma sono legge. La pubblicazione del Dl 55/2025 sulla Gazzetta Ufficiale del 21 giugno, dopo le approvazioni di Senato e Camera, ufficializzano in via definitiva la conversione della norma (di fatto già in funzione dal 23 aprile dopo il varo in Cdm e la prima pubblicazione in Gazzetta).
Già nelle precedenti news abbiamo avuto modo di spiegare il “nocciolo” della scombinata (e adesso riequilibrata) questione acconti 2025. Il decreto 55/2025 in Gazzetta (praticamente 2 articoli) interviene sul Dlgs 216/2023 nel quale per la prima volta veniva introdotto il riassesto dell’IRPEF da quattro a tre aliquote, attraverso la fusione dei primi due scaglioni di reddito in una sola aliquota al 23%, tale appunto da ridisegnare l’imposta in questo modo:
Scaglioni reddito | Aliquota |
Fino a 28.000 euro | 23% |
Oltre 28.000 euro fino a 50.000 euro | 35% |
Oltre 50.000 euro | 43% |
All’epoca però il Dlgs 216 limitava questo assetto “tripartito” solo all’anno 2024, precisando inoltre che per il calcolo degli acconti IRPEF/addizionali relativi allo stesso anno 2024 e al successivo 2025 sarebbero comunque valse le regole (quindi le aliquote) precedenti, cioè in pratica le quattro aliquote valide fino al 31 dicembre 2023.
Successivamente però cosa è successo? Il “cavillo”, per così dire, è nato dal fatto che l’ultima Legge di Bilancio (approvata a dicembre 2024 per il 2025) ha reso permanenti le tre nuove aliquote inserendole direttamente nel TUIR, “dimenticandosi” però di aggiornare la regola in fatto di acconti: ossia da una parte ha confermato per il 2025 e per gli anni seguenti le tre aliquote IRPEF indicate nella tabella, ma nello specifico (ecco appunto il cavillo) non ha allineato a queste tre aliquote il calcolo degli acconti 2025, che appunto il Dlgs 216/23 prevedeva fosse eseguito sulla base della precedenti 4 aliquote. In sostanza serviva un intervento d’urgenza a livello normativo per riequilibrare il tutto, altrimenti si sarebbe avuto uno squilibrio con il calcolo dell’imposta 2025 scisso letteralmente in due metodi: gli acconti calcolati sulla base delle vecchie aliquote 2023 e il saldo basato invece sulle 3 aliquote post-riforma.
Anche i CAF nei mesi scorsi hanno contribuito a mettere in luce quest’anomalia, che adesso con la conversione in legge del Dl 55/2025 viene del tutto azzerata. Per altro un simile meccanismo si sarebbe portato dietro – parole del MEF – “un maggior carico fiscale per i lavoratori dipendenti che verrebbero gravati dell’onere di versare l’acconto IRPEF per l’anno 2025 anche in mancanza di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d’acconto”.
FONTE CAF ACLI