La cedolare salva la clausola dall’imposta di registro
La cedolare secca preserva dall’imposta di registro anche la clausola penale che il locatore intende inserire nel contratto di affitto per tutelarsi da eventuali inadempimenti. Si tratta infatti di una “clausola accessoria e non autonoma”, come spiega l’Agenzia Entrate su Fisco Oggi, “che beneficia della stessa disciplina fiscale applicata al contratto di affitto”.
Sull’argomento si sofferma la risposta AdE n. 146 del 29 maggio. È noto che il regime della cedolare secca esclude sia l’applicazione dell’IRPEF (addizionali comprese) secondo le aliquote progressive per scaglioni di reddito, sia le imposte di registro e di bollo, consentendo al locatore di applicare un regime di tassazione agevolato e semplificato con aliquota fissa (21% o 10% per i contratti a canone concordato, 26% invece in taluni casi sugli affitti cosiddetti “brevi”).
La clausola penale è invece un patto con cui le parti concordano che in caso di inadempimento o ritardo il trasgressore corrisponda all’altro una determinata prestazione, in genere una somma di denaro. Ora, nella sua risposta l’Agenzia ricorda le numerose pronunce della giurisprudenza di legittimità che sostengono e ribadiscono l’accessorietà di tale clausola rispetto al contratto principale, ossia il suo essere in buona sostanza “subordinata” all’accordo principale, ma dandogli al tempo stesso una maggiore specificità e modulazione nell’eventualità che accadano determinati eventi.
In conclusione, così come avviene di per sé per il contratto di locazione, che in virtù della cedolare non sconta l’imposta di registro, al tempo stesso anche la clausola penale accessoria all’accordo di locazione non sarà parimenti soggetta alla medesima imposta.
FONTE CAF ACLI